domenica 7 giugno 2020

IL RISPARMIO DEGLI ITALIANI? IL RISPARMIO DEGLI ITALIANI!


In questi ultimi giorni si parla diffusamente dei risparmi degli italiani, fonti ufficiali ABI e Banca d’Italia, comunicano dati ‘freddi’ che in sé devono essere analizzati e dovrebbero essere considerati come fondamentali per la nostra classe politica.
Analizzando questi dati si evince che, negli ultimi anni, il risparmio degli italiani ha i seguenti numeri, che la annoverano tra i paesi  ‘formica’:
2019: 4.445 miliardi di euro
2018: 4.218 miliardi di euro
2017: 4.274 miliardi di euro
2016: 4.117 miliardi di euro.
Mi permetto di sottolineare come il dato 2019, con un’ economia, all’epoca, in quasi totale ripresa fino al febbraio 2020, aveva portato comunque il consumatore a ‘spendere’ in maniera fortemente ridotta, avendo di conseguenza un maggiore risparmio.
Non faccio la suddivisione delle varie voci che rappresentano il risparmio, ma sono le ‘classiche’: bot, titoli azionari, titoli finanziari, riserve assicurative, fondi comuni, vari depositi, conti correnti, ecc. Né tantomeno, in questa occasione, mi interessa la suddivisione per regioni o macro aree.
L’economia – così si legge sui manuali  – evolve attraverso l’alternarsi di riprese e recessioni. Cioè dopo i trimestri di vacche grasse (tipicamente più numerosi e complessivamente più robusti in termini di nuovo reddito prodotto) arrivano quelli di vacche magre, concentrati in pochi ma spesso intensi momenti di contrazione dell’attività economica.
Se si vuole far ripartire il sistema economico (...se…), riportandolo al regime del biennio 2018/2019, tenendo conto anche della fisiologica (spero solo fisiologica, ma ho qualche dubbio) perdita del potere di acquisto, bisogna spingere su quello che è tecnicamente indicato come ‘piano di rilancio dei consumi’.
Alla fine pongo questa riflessione, per contrastare la più violenta recessione dal dopoguerra, che è quella in cui siamo caduti ed ancora ci troviamo (affermazione espressa dal fior fiore degli economisti), perché la vicina, ma non ‘confinante’ Germania, ha varato (la scorsa settimana) una maxi-manovra di stimolo pari al 4% del Pil che punta su consumi e investimenti anche verdi, taglia IVA e bollette, aiuta imprese e famiglie e noi no? Manovra definita “Der Wumms”, quindi “boom o big bang”.
Perché noi (Italia) dobbiamo perdere tutto questo tempo, considerando che gli strumenti legislativi per fare presto ci sono, e sono costituzionalmente adattabili ad una situazione di emergenza come questa? Oppure, si vuole che il nostro sistema economico, si regga proprio sull’erosione di quei risparmi, che gli italiani sono riusciti a gestire, nonostante la crisi 2008-2012?
Un’ affermazione a me cara è quella di Thomas Manfredi (studio sulle stime OECD Economic Outlook 2008-2013 ATTENZIONE ALLE STIME… «durante la Grande Recessione la crescita, in particolar modo quella a medio termine, è sempre stata abbondantemente sovrastimata».
Nell’ambito delle riforme, si deve perentoriamente tenere conto, così come indicato da vari studi, che a fine maggio 2020, vi era 1 famiglia su 5 in difficoltà economiche, con tutto quello che ciò comporterà in termini sociali, se non si interviene praticamente sulle esigenze di chi era già ultimo della classe sociale, che certamente, per motivi che sono riscontrabili da tutti, aumenteranno.
Al riguardo, perché non si adotta una politica sociale come quella della Francia? Un solo breve esempio dei ‘cugini’. Per ogni figlio, la famiglia ha diritto al premio alla nascita (944,51 euro) finalizzato alla copertura delle spese sostenute per l’arrivo del bebè. Il bonus è concesso a patto di non superare determinate soglie di reddito peri a 41.840 euro in coppia oppure 31.654 per madri single al primo figlio. Esiste anche un premio per le adozioni, ma la somma è inferiore ed è sempre differenziata a seconda della situazione familiare (coppia o single). Tutto si muove tramite i Centri francesi per l’assegnazione degli aiuti alle famiglie (Caf).
1. Perché non adottare misure analoghe anche in Italia? Siamo stati uno dei primi paesi, rispettando determinate direttive comunitarie, ad ‘imporre’, per qualsiasi richiesta, la presentazione del modello ISEE (indicatore situazione economica del nucleo familiare). Quindi uno strumento di 'controllo' sulla situazione economica di una famiglia esiste già.
2. Perché si vuole perdere così tanto tempo? Perseverando in errori di gestione di una emergenza così particolare.
Alla larga, cortesemente, risposte tipo il sistema burocratico impone lentezza, perché potrei fare mille esempi di burocrazia superata ampiamente in breve tempo.
O vi sono delle ottusità politiche che permangono e fermano queste riforme che andrebbero fatte nell’immediato?
La storia economica risponderà sicuramente, dando ragione o meno a tutti gli attori politici di questo paese, ma il senno di poi, confermerà che è già oggi troppo tardi.
Ricordatevene.

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