domenica 26 agosto 2012

VIGNETTA TRATTA DAL il VENERDI DI REPUBBLICA, CORSO DI MEDITAZIONE SUL CAPITALISMO DI MASSIMO BUCCHI



UNA VIGNETTA MOLTO ATTUALE TRATTA DA SOTTOVUOTO, VIGNETTA DI MASSIMO BUCCHI, SU IL VENERDI' DI LA REPUBBLICA DEL 23/04/2010 N° 1153.

giovedì 23 agosto 2012

NEL MIRINO LA SANITA' E LA PREVIDENZA SOCIALE SOLE 24 ORE DEL 19/07/1993

PARAGONE TRA IL COLPO DI FORBICE DEL 1993 E IL TAGLIO DELLA SPESA ATTUALE.
Tratto dal SOLE 24 ORE 19 LUGLIO 1993.

In una analisi a cura di Alberto Trevissoi tratta dal Sole 24Ore del 19 luglio 1993, si parlava di tagli, tagli, tagli. Soprattutto alla Sanità e alla Previdenza Sociale.

Un denominatore comune delle stangate che quasi tutti i paesi, allora CEE, avevano varato in quei tempi, per contenere i deficit di bilancio pubblico.
In particolare Germania, Italia, Spagna e Grecia avevano sviluppato una riduzione delle spese, privilegiando questo aspetto in paragone all'aumento delle entrate fiscali.

Dopo oltre venti anni, visto che l'analisi era svolta su dati Ocse relativi al 1990, alcuni paesi come Italia, Spagna, Grecia sono allo stesso punto di partenza.

Oggi potremmo dire che il 'gioco dell'oca' al quale abbiamo partecipato è stato deleterio rappresentando una sconfitta, da un punto di vista fiscale, di crescita e di gestione del debito pubblico; quest'ultimo continua ad andare oltre ogni aspettativa politica ed economica.

Mario Mirabelli
Centro Studi Analisi Statistiche - Modena

COME AFFRONTARE AL MEGLIO UN COLLOQUIO DI LAVORO

CONSIGLI DA PARTE DI CONSULENTE AZIENDALE SU:
Come affrontare al meglio un colloquio di lavoro.

1. Essere informati: acquisire informazioni relative all'azienda per cui ci si candida e rileggere con cura l'annuncio a cui si è risposto.

2. Controllare l'emotività e l'ansia: il colloquio non va visto come un momento in cui si viene giudicati, ma come un'occasione da sfruttare a pieno, per scambiare informazioni utili con il selezionatore.

3. Atteggiamento professionale e dinamico: evitare sia un atteggiamento aggressivo o troppo sicuro di sè ma anche uno troppo informale o passivo. Apprezzati, l'atteggiamento professionale e la chiarezza di idee.

4. Essere coerenti: le domande del selezionatore possono vertere su diversi aspetti, dalle esperienze alle aspettative, fino all'autovalutazione del proprio carattere. E' importante essere coerenti.

5. Non mentire: meglio essere trasparenti, poichè un selezionatore abituato a gestire i colloqui non ci metterà molto a scoprire le incongruenze con il rischio di considerarvi inaffidabili.

6. Dimostrarsi disponibili e flessibili: evidenziare le proprie preferenze in ambito lavorativo e non mostrarsi disposti ad accettare qualunque lavoro, ma al tempo stesso dimostrare disponibilità ad adattarsi.

7. Ascoltare con attenzione e rispondere con chiarezza: tono pacato, lessico ricco e privo di espressioni dialettali, evitare divagazioni o al contrario risposte estremamente sintetiche.

8. Puntuali ma non troppo: l'ideale è arrivare 15 minuti prima dell'orario in modo da acclimatarsi osservando l'ambiente circostante.

9. Come vestirsi? Abbigliamento ordinato e sobrio. Anche adeguarlo al contesto lavorativo.

10. Mostrare curiosità: sempre interessati ad eventuali possibilità di porre domande al selezionatore. La dialettica relativa alla retribuzione va gestita con cautela.

Mario Mirabelli
Centro Studi Analisi Statistiche - Modena

martedì 21 agosto 2012

Quesito di fine Estate per i nostri Professori/Governanti

Gent.mi Professori,
considerando, sia il Vostro attuale incarico di governo, sia la recente affermazione dell'uscita dalla crisi, del nostro paese, supportata anche dalle affermazioni da parte delle agenzie di rating, che trasformano il nostro paese dal brutto anatroccolo in una bellissima principessa, ho necessità strettamente personali di capire come vorrete prendere in mano la situazione della crescita, ho deciso di porre alcune domande.

Spero di ricevere quanto prima queste risposte, in modo da poter dare un voto all'elaborato (come si fa durante un classico compito in classe o durante una interrogazione).
Ovviamente il tutto svolto in maniera obiettiva, indipendentemente dalla simpatia o meno nei Vostri confronti, così come del resto, tutti i Professori fanno, e così come sono certo avrete fatto anche Voi quando eravate impegnati nelle Vostre aule a tenere prestigiose lezioni pratiche e teoriche su vari temi.
Questa è la prima fase di quesiti. Sicuramente saranno successivamente necessari altri quesiti, che elencherò per fine anno 2012, in modo da lasciarVi il tempo di lavorare per il bene di tutti, otterrete così alla fine da parte mia e di chi parteciperà alle domande/risposte una valutazione finale e totale sul Vostro operato.

Ad ogni Domanda (D) è corredata la tipologia di Risposta (R) da fornire.

D. E' vero che siete sul binario giusto per ridurre il debito pubblico, ed è per questo motivo che stiamo per uscire dalla crisi? Rispetto al giorno del Vostro insediamento com'è cambiato il debito pubblico?
R. Descrivere la reale politica che verrà adottata e la differenza di valore numerico del debito pubblico.

D. E' vero che sono stati ridotti gli sprechi di denaro pubblico?
R. Se si di quanto? Fornire dati quantitativi e non percentuali.

D. Considerando che l'evasione fiscale, dopo decenni di analisi economiche, supportate da analisi giornalistiche pungenti nei confronti di chi non paga, sia il soggetto impossibilitato o sia il soggetto volontariamente incline al mancato pagamento, considerando tutto ciò, ed aggiungendo come l'evasione è una colpa sempre culturalmente attribuibita al possessore di Partita Iva, e in alcuni casi al dipendente pubblico, che fa doppi o tripli lavori (ad esempio lezioni private) senza su questi pagare alcuna tassa.
Considerando quanto premesso, Vi chiedo di quanto, anche tramite l'applicazione delle leggi antiriciclaggio, che sembravano fondamentali per la soluzione del problema, l'evasione fiscale si è ridotta?
R. Fornire in termini sia quantitativi che percentuali la differenza anno 2000 - anno 2006 - anno 2011.

D. E' vero che sono state ridotte le auto blu?
R. Fornire la risposta in termini numerici con confronto anno solare 2006.

D. E' vero che verranno ridotti i costi provenienti da tutti gli apparati pubblici politicizzati, che hanno in quasi 50 anni avuto una continua assunzione di personale fonte elettorale per il sistema politico italiano?
R. Risposta aperta.

D. E' vero che siete riusciti a mettere il nostro Paese su un binario di riduzione sprechi sanitari?
R. Fornire dati con confronto anno 2008 - anno 2010 - anno 2011.

D. E' vero che le Banche (cattive e speculatrici...) stanno ridando fiato e credito alle imprese? Se è vero perchè si parla di aziende che chiudono con numeri esponenzialmente elevati rispetto alle analisi statistiche degli anni passati?
R. Risposta aperta.

D. E' vero che la giustizia italiana sarà snella come quella europea, ci vorranno pochissimi mesi per una sentenza?
R. Risposta aperta

D. E' vero che non ci saranno più pagamenti lunghi per le aziende che vantano crediti nei confronti degli apparati statali?
R. Fornire il numero massimo di giorni entro cui una azienda verrà saldata in moneta euro, a partire dal 01 settembre p.v.

D. E' vero che volete ridurre la disoccupazione giovanile, considerando l'obbligo di crescita europeo?
R. Se ci sono politiche di lavoro giovanili concrete a breve termine per favorire la crescita, vengano qui descritte nel dettaglio.

D. E' vero che con le leggi antiriciclaggio si sono evitate fughe di capitali all'estero perchè le risorse sono rimaste in Italia e vengono usate per investimenti?
R. Risposta aperta.

D. E' vero che con la politica monetaria internazionale non ci sono e saranno più le speculazioni finanziarie che mettono in ginocchio le aziende italiane, siano esse quotate o meno?
R. Risposta aperta.

D. E' vero che il ceto medio in Italia ha le stesse caratteristiche economiche di 20 anni fa?
R. Risposta aperta.

D. E' vero che con la 's'vendita di immobili pubblici è previsto il doppio guadagno, formato da incassare per la vendita e incassare dall'Imu. Oppure chi acquista immobili in 's'vendita saprà per certo che poi non pagherà l'Imu?
R. Risposta aperta.

Buon lavoro.
mariomirabelli1@gmail.com

lunedì 13 agosto 2012

Ma Windjet!?! Quindi Wind Jet?!?

 ?!? Wind Jet !?! e i passeggeri !!!

Prendo spunto da un pezzo di articolo apparso su http://www.alod.it/?q=articolo/le-imprese-siciliane-gridano-aiuto, infatti il seguente passaggio è fondamentale vista l'attuale situazione, trattandosi di un articolo del 27 aprile 2012:

...Nel momento della disperazione o della difficoltà le imprese siciliane si votano a chi può offrire loro un'ancora di salvezza. Wind jet ha messo in mobilità i 504 dipendenti e aspetta che l'antitrust dia l'ultimo ok all'operazione di acquizione da parte dell'Alitalia della compagnia di bandiera siciliana. Un passo inevitabile, perchè Wind jet pur essendosi ritagliata una fetta di mercato notevole nel low cost, ha dovuto fare i conti con l'antagonismo di chi non ha mai digerito prezzi bassi sulle tratte per Roma e Milano, creando una serie di ostacoli diretti e indiretti, ma, soprattutto, l'azienda è finita nello stesso ingranaggio impietoso che ha messo in crisi la maggior parte delle compagnie aeree di tutto il mondo. Così non resta che il passaggio ad Alitalia, che acquisisce il pacchetto Wind jet, l'esperienza low cost, ma che dovrà spiegare cosa accadrà, appunto, dei dipendenti messi oggi in mobilità...

Arrivati a questo punto, in cui la situazione per i dipendenti, per i passeggeri, per i creditori, è diventata insopportabile nell'arco di pochissime settimane, mi pongo alcuni quesiti:

1. ma chi ha finanziato, ad esempio le banche, la compagnia windjet non si sono accorti di come era la situazione finanziaria?
2. la società di consulenza che ha gestito e certificato i bilanci, oltre ad aver analizzato nel dettaglio tutte le voci contabili non si è resa conto di quello che stava succedendo?
3. i cittadini viaggiatori che dovevano andare in vacanza e che hanno acquistato i biglietti a prezzi vantaggiosi, e per questo motivo non gliene si può fare una colpa, con chi si rifaranno per rientrare del tempo perso, delle vacanze non fatte, dei sovraprezzi pagati ad altre compagnie sulle tratte inizialmente garantite da Windjet?
4. quali sono gli organi di controllo che dovevano controllare per tempo ed evitare che una situazione del genere si verificasse nella prima decade di agosto, nell'indifferenza generale, tanto oramai i buoi sono scappati?
5. la stampa economica nazionale (e non solo quella economica) conosceva la situazione?

Perchè queste cose succedono sempre in Italia, dove sono vigenti tantissime leggi e poi alla fine sono sempre i soliti a pagare?

Chi garantisce sul fatto che anche altre compagnie non siano messe nelle stesse condizioni di Windjet?

Attendo una risposta da qualcuno. Risposta che sono certo non arriverà mai.

Mario Mirabelli - Centro Studi Analisi Statistiche - Modena








martedì 7 agosto 2012

Confronti Puritani, ieri e oggi.

 

Arrivano i Puritani

Con l’arrivo, nel 1630, di 2.000 Puritani, seguiti entro il 1640 da altri 18.000, inizia la vera colonizzazione degli Stati Uniti.
I Puritani fondarono la Massachusetts Bay Colony, utilizzando il nome della compagnia con la quale avevano stipulato il contratto di colonizzazione, ossia la Massachusetts Bay Company di Londra, società nella quale molti di loro avevano una compartecipazione azionaria.
Nessuno si era imbarcato come indentured servant. Nello stesso 1630 fondarono la città portuale di Boston. Nei seguenti decenni diedero luogo alle colonie del cosiddetto New England puritano.
La forma di governo adottata nelle colonie era simile a quella inglese di allora.
Al posto del re o della regina c’era un governatore con ampi poteri, quindi un Parlamento bicamerale in cui la Camera Alta, corrispondente alla Camera dei Lord d’Inghilterra, era eletta dal governatore e la Camera Bassa era eletta dal “popolo”.
Questo solo sulla carta; in realtà solo i ricchi potevano votare.
Per poter sia votare sia ricoprire cariche pubbliche occorreva innanzitutto essere maggiorenni, maschi e bianchi; generalmente nel New England occorreva anche essere degli anziani della Chiesa Congregazionalista, così come i Puritani chiamarono, in America, la loro confessione.
I requisiti minimi patrimoniali erano dappertutto molto alti (Massachusetts e Connecticut bisognava avere un’attività che rendesse 40 sterline all’anno, oppure beni immobili valutati almeno la stessa cifra; in Rhode Island 40 sterline e che rendesse almeno la stessa cifra ogni anno; in New Jersey almeno 40 ettari di terreno, più un’attività o dei beni immobili valutati almeno 50 sterline; in Virginia minimo 20 ettari di terreno, più una casa in città; Georgia e nella Carolina del Nord minimo 20 ettari di terreno; nella Carolina del Sud almeno 40 ettari di terreno e una casa in città, ecc.).
Da questo livello di requisiti, traspare quanto si fossero divaricate, fin da subito, le economie dei due “blocchi” coloniali: il New England si dirigeva verso il commercio e le colonie del sud verso il latifondo agricolo.

I Puritani 

I Puritani del New England furono in schiacciante superiorità numerica sino alla Guerra di Indipendenza, e mantennero una maggioranza fino al 1880 circa.
Traevano ogni ispirazione dal Vecchio Testamento, o almeno erano convinti di farlo.
L’idea fondamentale era che la ricchezza materiale, e il benessere materiale, compreso quello fisiologico, rappresentava un segno di elezione divina.
Un individuo era eletto se Dio lo predestinava alla virtù di osservare i Comandamenti. Non c’era obbligo alla solidarietà reciproca né a compiere opere di bene. Il rispetto richiesto per i Comandamenti era letterale, cioè formale. La figura di Gesù era totalmente ignorata, benché certamente si definissero “cristiani”.
I Puritani, come tutti gli altri Protestanti, operarono una certa mirata selezione anche nell’ambito del Vecchio Testamento, a ulteriore dimostrazione del principio utilitaristico alla base di tutta l’operazione. Questo si può vedere nella schiavitù, proprietà privata, capitalismo, nell’obliterazione dei debiti, ecc. Accolsero dalle Sacre Scritture quello che più faceva comodo.
Un concetto molto importante per i Puritani, che si rivelò gravido di conseguenze inaspettate, fu quello di popolo eletto.
Al popolo eletto Dio destina una patria opulenta, e i Puritani certamente si diressero in America pensando che fosse la loro Terra Promessa. Gli indiani erano destinati alla distruzione per loro mano così come lo erano stati i cananei per Giosuè e i Giudici. Non solo, ma quando i Puritani scorgeranno un po’ più in là una terra ricca o in qualche modo appetibile penseranno sempre di averne diritto, un diritto che giustificherà anche i mezzi più cruenti, stermini compresi. Naturalmente il rispetto dei Comandamenti era limitato all’ambito del popolo eletto.

I Puritani e la politica

Nelle colonie i residenti avevano un’ampia possibilità di autogoverno.
I governatori badavano a che fossero salvi i principi della legislazione inglese, soprattutto nella forma, e cercavano di intervenire il meno possibile; il loro stipendio era poi fissato dai coloni.
I Puritani poterono così organizzarsi come volevano, tranne che per l’eliminazione della monarchia, che riuscirono a realizzare solo con la Guerra di Indipendenza.
In campo religioso essi non riconobbero più la gerarchia della Chiesa d’Inghilterra, e bandirono tutte le manifestazioni esteriori di culto introdotte arbitrariamente dalla Chiesa Cattolica: i vestimenti rituali, il segno della croce, particolarmente nel battesimo, la genuflessione durante la Comunione, l’uso della fede nel matrimonio, l’osservanza delle festività per i Santi, compresa la celebrazione del Natale.
L’organizzazione politica era basata su due concetti fondamentali: l’uomo singolo che doveva essere assolutamente libero di poter fare la sua fortuna materiale, vincolato solo dai Comandamenti; e la comunità che doveva solo sorvegliare a che i medesimi fossero appunto rispettati.
I Puritani non operavano nessuna distinzione fra autorità politica e religiosa; ogni congregazione era quindi una piccola teocrazia. L’autorità era esercitata da una sorta di consiglio dei saggi o degli anziani, che ricalcava il concetto del Presbiterio di Calvino.
Le colonie inglesi del Nuovo Mondo erano quindi delle oligarchie basate sul danaro; quelle del New England e di alcune del Sud erano anche teocratiche.
I Puritani rappresentavano l’antitesi della democrazia.
Essi non credevano affatto che gli uomini fossero tutti uguali, e tantomeno che avessero tutti gli stessi diritti. Alcuni in effetti potevano anche essere ridotti in schiavitù.
L’accesso a tale oligarchia non poteva essere negato a chi, diventato ricco, dimostrava di essere per definizione uno di loro. Di qui deriva un altro aspetto della loro apparente democraticità, oltre che del loro repubblicanesimo: l’abolizione del concetto di élite per via ereditaria e l’introduzione del concetto di elite aperta, appunto “democratica”.
In pratica, alla nobiltà per diritto divino, indimostrabile, di stampo medioevale i Puritani sostituirono la nobiltà per diritto divino dimostrabile, appunto attraverso la ricchezza materiale. Gli americani attuali accettano di buon grado che i loro dirigenti politici e alti funzionari dello Stato siano quasi tutti uomini estremamente ricchi, e la giustificazione risiede implicitamente in quel ragionamento puritano.

I Puritani e l’economia

I Puritani naturalmente diedero vita ad un sistema capitalista puro. Tale sistema è ancora il sistema, non solo economico, ma sociale in senso lato degli attuali Stati Uniti, dove tutto o quasi è privato o gestito da privati, come ad esempio molte carceri.
Per i Puritani tutto si poteva comprare col danaro, e tutto doveva essere venduto per danaro; sempre nel rispetto formale dei Comandamenti.
Così nel New England c’erano pure gli schiavi: neri comprati dai mercanti di schiavi calvinisti olandesi ma anche indiani e indiane catturati sul luogo e tenuti come domestici o stallieri. Però la schiavitù non ebbe mai nel New England una diffusione paragonabile a quella del Sud: la sua economia era basata sul commercio e la sua agricoltura era floridissima ma suddivisa in tante piccole aziende a conduzione familiare, dove la produzione era diversificata e la mano d’opera richiesta piuttosto specializzata. Nei porti di Boston e New York invece c’erano molti schiavi.
Le tasse saranno sempre la questione primaria nelle colonie: i Puritani non accettavano il principio di affidare al governo la gestione del gettito fiscale; c’erano rischi di una politica di redistribuzione dei redditi. 

I Puritani e la morale

La morale dei Puritani consisteva nel rispetto formale dei Comandamenti, che permetteva loro ogni iniquità nella sostanza. In più tale legge valeva solo nell’ambito del popolo eletto dei Puritani: gli altri, in particolare i selvaggi indiani, potevano essere derubati, catturati come schiavi, anche uccisi.
Per esempio i rapporti sessuali con le donne indiane non costituivano reato, neanche da parte di Puritani sposati.
Le donne erano ritenute le “sorelle di Eva tentatrice”, il mezzo preferito dal Maligno per tentare la virtù degli uomini e distoglierli dal loro patto con Dio. Non potevano mostrare in pubblico più della faccia e delle mani, e ciò valeva anche per le bambine di ogni età.
Anche il divorzio, da sempre in uso presso gli americani, era ammesso dai Puritani, che lo praticavano con ancora maggiore frequenza vista la seria proibizione dell’adulterio. I reati sessuali erano puniti con straordinario rigore. Per l’adulterio e l’omosessualità era comminata la pena di morte. L’adulterio si verificava anche nel caso in cui la donna fosse solo fidanzata.
Ogni comunità aveva i suoi watchmen (“sorveglianti”), dipendenti comunali il cui compito era di controllare il comportamento delle persone e di riferire al pastore della chiesa. Erano dei delatori, che origliavano dietro gli angoli e spiavano dalle finestre. Scapoli e zitelle erano naturalmente i più controllati.
I Puritani collegavano la salute fisica con l’intervento divino, e i disordini mentali con quello del Diavolo.

I Puritani e la cultura

Alla scuola i Puritani dedicarono subito una attenzione che precorreva i tempi.
C’erano due necessità, i Comandamenti e gli affari: per seguire i primi occorreva conoscere la Bibbia, e quindi saper leggere, mentre per i secondi oltre a ciò occorreva saper fare i conti. Ogni township quindi aveva almeno una scuola e un maestro, pagati dalla municipalità, e ce n’erano altri nelle città. Il livello di alfabetismo fra i Puritani era senz’altro il più alto delle colonie americane.
Nel 1640 c’erano già nel New England circa 300 pastori diplomati in loco. L’Harvard College, divenuto gradualmente una università, è il più antico college degli Stati Uniti. Sempre come seminari nacquero nel 1701 l’università di Yale, nel 1764 l’università di Brown nel Rhode Island e nel 1769 l’università di Darthmouth nel New Hampshire.
Tali istituzioni garantirono ai Puritani una superiorità culturale schiacciante nell’ambito coloniale sino alla Guerra di Indipendenza.
Il poema più letto dagli americani di tutti i tempi è The Day of Doom (Il Giudizio Universale) pubblicato nel 1662 in Massachusetts dal puritano Michael Wiggleworth, nel quale la teologia calvinista è messa in versi settenari.
Le caratteristiche culturali e psicologiche dei Puritani si sono conservate negli americani: anche per loro tutto deve mirare al raggiungimento della ricchezza.
L’editoria quindi ha un carattere essenzialmente pratico, con prodotti che nei vari generi hanno raggiunto col tempo livelli di eccellenza (i manuali americani sono punti di riferimento nei vari settori). Gli autori di talento, più che indagare la realtà, cioè la verità, mirano a confezionare opere di successo presso il vasto pubblico. Così si sono specializzati nella fiction, nelle opere di evasione, dove di nuovo eccellono di gran lunga su tutti per la capacità di presentare storie e situazioni assurde in modo verosimile. Hollywood riassume tale attitudine tipicamente americana.


tratto da  http://www.disinformazione.it

sabato 4 agosto 2012

Un racconto 'poliziesco'...

di Gian Marco Chiocci e Simone di Meo

Diaz, la polizia racconta

Operazione della Diaz studiata a tavolino come risposta dello Stato
L'irruzione vista con gli occhi di un poliziotto

L'assalto alla Diaz. I mesi di preparazione. E quello che successe dopo. All'indomani della sentenza della Corte di Cassazione, Gian Marco Chiocci e Simone di Meo hanno raccolto nel libro Diaz la testimonianza di Vincenzo Canterini, allora comandante del primo reparto mobile di Roma e creatore del 'Settimo nucleo sperimentale per interventi di ordine pubblico' e condannato a cinque anni, pena poi ridotta a tre anni e tre mesi il 5 luglio, per il blitz al G8 di Genova. L'altra verità, quella del poliziotto che si sente tradito dalla polizia.
Quello che segue è un estratto del capitolo in cui Canterini racconta l'assalto alla Diaz.
Operazione della Diaz studiata a tavolino come risposta dello Stato
Percepivo i prodromi drammatici di uno show studiato a tavolino, replicato l’indomani con la conferenza stampa organizzata dentro a un’aula della Diaz. I cronisti erano tutt’intorno a un tavolo rettangolare dov’erano esposte le armi sequestrate: mazze, picconi, sassi, caschi, coltelli, maschere antigas, magliette nere. E quelle due bottiglie di Chianti doc bevute alla salute dei grandi del pianeta e successivamente riempite con il liquido infiammatorio tipico della guerriglia.
L’operazione era stata pensata, ideata, orchestrata e coordinata come dura risposta dello Stato che fino a quel momento s’era fatto trovare impreparato in occasione del summit mondiale. Come spiegare altrimenti la presenza trafelata nel cortile, prim’ancora di rendere noto il numero degli arrestati e delle armi sequestrate, dell’addetto alle pubbliche relazioni della polizia?
Non so di chi fu l’idea di allertare anzitempo tivù, radio e giornali per magnificare un intervento dalle conseguenze tutt’altro che scontate. Ma fu sbagliata. Mi fu detto - ma a me sembrava francamente una cosa fuori dalla grazia di Dio - che i ragazzi che uscivano ammaccati dalla scuola erano rimasti feriti negli scontri della mattina; insomma, si tentò di darla a bere a me e a qualcun altro facendoci credere che quello fosse il lazzaretto dei black bloc.
NELLA SCUOLA ECHEGGIAVANO URLA DISUMANE. Gli anfibi degli agenti rimbombavano sordi inciampando sui contusi e slittando sopra vetri rotti, vestiti strappati, pozzanghere di sangue. Giuro, erano pozzanghere.
Dietro la porta che dava sulla palestra notai i primi feriti, piangevano accasciati contro la parete. Urla disumane, terrificanti, sembravano provenire dall’aldilà. Vidi gente calpestata dalle scarpe dei poliziotti. Presi la via delle scale facendo lo slalom tra panche rovesciate e gli ultimi agenti che mi sorpassavano mentre salivo. Avevo deciso di fare un sopralluogo in tutti i piani, ma il proposito sarebbe rimasto tale, a causa di ciò che vidi non appena alzai il piede dall’ultimo gradino della rampa.
AL PRIMO PIANO C'ERA LO SCANNATOIO. La mia vita andò in testacoda. Mi bloccai appena mi si presentò davanti agli occhi lo scannatoio al primo piano. Inizialmente pensai a un campo di battaglia dovuto a violente resistenze. Perché resistenze, checché se ne dica, a cominciare dalle cancellate sprangate e dagli oggetti lanciati dalla finestre, ve ne furono molte tra gli occupanti. Gli abusi dei rappresentanti dello Stato ci furono e furono ingiustificabili. Ma alla Diaz non fu tutto bianco e nero, i manifestanti non erano tutti buoni e i poliziotti non erano tutti cattivi. I miei capisquadra, per dire, raccontarono di scontri cruenti.
GOS, I REPARTI PIÙ CRUDELI DELLA POLIZIA. Ma i veri demoni, quelli che hanno approfittato dell’impunità dopo aver goduto a percuotere anziani claudicanti e ragazze nei sacchi a pelo, erano vestiti in jeans e maglietta con il fratino 'polizia'. Erano quelli che indossavano la divisa 'atlantica', i caschi lucidi e i cinturoni bianchi (i nostri U-boot erano invece opachi, i cinturoni neri). Erano anche gli appartenenti, così si diceva nell’ambiente, a un misterioso gruppo operativo speciale ribattezzato Gos.
I fantasmi del Gos, come i mazzieri in abiti civili, diversi da noi per minimi dettagli cromatici su caschi e cinturoni, avevano un tratto distintivo comune: il volto irriconoscibile, coperto da foulard o mefisti. Solo per questo l’hanno scampata.
QUALCHE AGENTE SOCCORSE I FERITI. Salendo le scale sentii un grido potente, categorico: «Ora basta! Basta! Tutti fuori». Feci qualche passo in più e trovai uno dei miei, inginocchiato e senza casco, che soccorreva come poteva una ragazza rannicchiata su se stessa. Aveva i capelli rasati, le trecce sulla nuca, il cranio fracassato da cui fuoriusciva sangue a fiotti e materia cerebrale. Il poliziotto che aveva dato lo stop alla mattanza e che vegliava sulla moribonda aspettando l’ambulanza era Fournier.
Nel cortile ritrovai l’assembramento di forze che aveva partecipato alla perquisizione e che lasciò quel camposanto di manganellati molto tempo oltre i quattro minuti di permanenza del Settimo nucleo. Venni a sapere poi che nella concitazione al primo piano, Fournier aveva preso di petto un grasso collega impegnato a simulare un coito su una ragazza carponi, e aveva inveito contro altri quattro agenti. Non era stato il solo a ritrovarsi a sottrarre i feriti dalla furia bestiale di gente pagata per difendere lo Stato.
ALLA FINE LA FARSA DELLE MOLOTOV. In quei momenti andò in scena la farsa delle molotov trovate altrove e piazzate all’interno della scuola a cose fatte. Non vidi niente e seppi quel che avevano combinato solo successivamente, dai giornali.
Provarono a tirarci addosso pure quel fango poiché chi aveva partecipato materialmente al trasporto delle bottiglie in un sacchetto di plastica azzurro era una vecchia conoscenza del Reparto mobile di Roma: il vicequestore Pietro Troiani. Se ne era andato mesi prima per sue esigenze personali, e a Genova, per quanto ne sapevo, era alle dipendenze di Donnini.
Cosa sia successo con quelle bottiglie non lo so. Non l’ho mai saputo. E nessuno saprà mai com’è andata davvero perché il tempo per parlare è scaduto con la Cassazione.
IL FUNZIONARIO CHE PARLA NON À GIUDA. In questa storia l’unico che ha portato la croce trovando la forza di rompere la consegna al segreto è stato Fournier. Non sto qui a giudicare, a dire se ha fatto bene, se ha fatto male, se avesse dovuto dirlo prima, se il segreto se lo sarebbe dovuto portare nella tomba perché siamo tutti una famiglia e i panni sporchi non si lavano all’aperto.
Il riferimento alla «macelleria messicana» nella Diaz, nel verbale del 2002, e alle «colluttazioni unilaterali» raccontate durante il processo, con la descrizione di cinque poliziotti che menavano calci come asini su poveri cristi terrorizzati a terra, ha fatto il giro del mondo e per alcuni colleghi quel funzionario è diventato un Giuda. Ma non è un Giuda.
Mi chiedo, e chiedo a chi indossa la divisa e legge queste pagine: peggio lui o i Ponzio Pilato che nell’ombra hanno picchiato, tramato, depistato rovinando colleghi che sapevano innocenti?

cronaca/diaz-la-polizia-racconta_4367560072.htm