giovedì 29 agosto 2013

China’s consumers aren’t living up to sales pitch


Tratto il 28 Agosto 2013 da http://www.breakingviews.com per riflettere:


Consumer brands in China are finding their rewards aren’t quite as advertised. Growth in purchases of a wide range of goods has slowed sharply over the past year, and companies ranging from Samsonite to Apple are reporting disappointing Chinese sales figures. Consumers in the world’s second-largest economy will have their day, but the idea they alone can sustain growth looks threadbare.
It’s not just premium brands that are reporting slowing revenue growth in the People’s Republic. Retail sales in almost every category are increasing more slowly than they were a year ago. Growth in cosmetics sales has slowed from 15 percent to 10 percent, and knitwear from 18 to 12.5 percent. Only gold and silver jewellery, which has a speculative appeal, has been gaining momentum, with sales up 42 percent year on year in July. Tiffany says its China sales are “especially strong”.
Revenue cannot expand at double-digit rates indefinitely. But growth expectations are important for retailers deciding how much capital to tie up in stocks and new stores. China’s banks are reporting a sharp increase in bad loans to the retail sector, suggesting that some operators overestimated demand. Sportswear maker Li Ning was an early warning of what can happen - it stuffed its retailers with unsaleable stock, and was forced to buy heaps of the stuff back to salvage its brand.
For some products like designer bags and spirits, government curbs on gift-buying are a factor. But that’s not enough to explain the broad slowdown. More likely, decelerating investment in housing, infrastructure and manufacturing, is dragging on incomes. Disposable per capita income for city-dwellers grew an annual 9 percent in the first two quarters of 2013, according to an official survey by the National Bureau of Statistics - compared with a five-year average of 13 percent.
If investment slows, then, so does consumption. That means China can’t rely on consumers to step up and fill the gap if investment levels fall, as eventually they must. It also makes the task of increasing China’s share of consumption in GDP from its low level of 35 percent that bit harder. If China wants consumers to pull their weight, it needs to put more money in their wallets.

mercoledì 28 agosto 2013

News sui Titoli di Stato

Titoli Stato: domanda fiacca in asta specialisti CTz e BTp

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 28 ago - Domanda fiacca da parte degli operatori specialisti nell'asta loro dedicata da parte del Tesoro sui CTz biennali e i BTp indicizzati a 5 e 15 anni. L'offerta del Tesoro sui CTz scadenza 30 giugno 2015 e' stata di 450milioni ma il mercato ha assorbito titoli per un controvalore limitato a 133,69 milioni. Ancora piu' contenuta la richiesta per i due titoli a medio lungo indicizzati. Per il BTp 15/09/2018 l'offerta era di oltre 110 milioni a fronte della quale la richiesta e' stata di 45 milioni interamente soddisfatta. Sul BTp indicizzato scadenza 15/09/2026, invece, informa la Banca d'Italia, l'offerta e' stata di 39,67 milioni mentre la domanda si e' fermata a 30 milioni interamente assegnati.
com-Ggz
(RADIOCOR) 28-08-13 16:05:26 (0253) 5 NNNN

martedì 20 agosto 2013

Un commento a quanto accade sui trasferimenti aziendali all'estero e sul trasloco in Polonia della Firem.

Imprese in fuga dall'Italia, per colpa delle tasse, della burocrazia, e del costo del lavoro.
Negozi che chiudono a migliaia per il crollo dei consumi.
Come da pronostico il quadro desolante, messo su prima da Mario Monti e dal suo governo di pseudo-tecnici, poi dall'attuale Governo di misti destri e sinistri  ha dato la mazzata definitiva ai consumi.
Chi ha capito cosa è il decreto del Fare? Cosa in concreto ha fatto per le aziende Italiane che stanno in Italia? A parte sbloccare qualche briciola di soldini pubblici che andranno più a dare respiro alle fatture che le aziende hanno già anticipato in banca semestri fa; soldini pubblici che ridurranno in minima parte l'esposizione economica delle aziende che hanno a che fare con il pubblico.
E l'azienda privata? Il professionista che non ha la fortuna di avere contratti di consulenza con le pubbliche amministrazioni che fa? Aspetta il fare o il da farsi? Le banche non erogano più da tempo. Non è vero che erogano rispetto allo scorso anno. Non è vero che la tassazione è ridotta e che questo governo viene incontro ad imprenditori. Non è vero che i servizi sono ripartiti. La disoccupazione sta andando verso numeri non consoni ad i quali non siamo abituati.
I politici continuano a parlare di soluzione per il Paese. Ma quali sono queste soluzioni?
Ma quanta ipocrisia c'è nel fare finta di niente anche a livello locale. Nel piccolo quartiere quanti sono i negozi chiusi? Ma i nostri politici lo sanno il significato della parola Insoluto?
Lo sanno che la banca per un insoluto applica una serie di costi esorbitanti?
Lo sanno i nostri politici che anche per un solo insoluto scattano segnalazioni sul sistema bancario?
Ma qui si fa finta di niente.
Poi ci si lamenta che le aziende chiudono o vanno via...

Veniamo ad alcuni dati: negli ultimi tempi, le attivita' che hanno delocalizzato le proprie strutture sono aumentate del 70% anno su anno. Qui sono rimaste quelle strutture a gestione interna con prodotti esterni oppure le aziende che hanno una tassazione differenziata ed usufruiscono di finanziamenti europei, per questo motivo.

Per quanto riguarda invece i consumi, le famiglie italiane nel 2013 spenderanno alla fine 5 miliardi di euro in meno per l'acquisto di vestiti e calzature, rispetto all'anno scorso.
La riduzione stimata, pari al 10%, si va ad aggiungere al dato negativo del 2012 (-10,2% pari a - 6,8 miliardi), per raggiungere quasi 10 mld.
Tra gennaio e luglio 2013 nonostante i saldi è stata registrata una riduzione del 7% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
La causa principale, secondo la federazione, ''è chiaramente la riduzione della spesa degli italiani; ma sulle imprese pesano anche la pressione fiscale molto alta e il caro-casa", per via dell'aumento di tutto, gas, luce e anche il flop della liberalizzazione della benzina. Per non parlare poi dei costi bancari.
Mario Mirabelli

Prendiamo ad esempio quello che è scritto su:
http://www.isoladeicassintegrati.com/2013/08/19/titolare-della-firem-in-casa-mia-non-devo-chiedere-permesso-ad-altri

Il titolare della Firem di Formigine (Modena) ha approfittato delle vacanze estive dei lavoratori per svuotare la fabbrica e portare tutti i macchinari in Polonia a loro insaputa. I dipendenti lo hanno scoperto grazie a una soffiata arrivata proprio dallo stabilimento polacco, e adesso la fabbrica è presidiata della Fiom giorno e notte.
Fabrizio Pedroni, proprietario dell’azienda emiliana, ha risposto alle accuse del sindacato, sostenendo che le operazioni di trasloco sono state fatte di giorno “alla luce del sole” e che, in ogni caso, lui non era obbligato ad avvisare nessuno. “Io non sono tenuto a dare conto su dove voglio spostare i miei macchinari. Quando voglio fare un trasloco in casa mia non è che devo chiedere ad altri”, ha dichiarato per telefono a Gianpaolo Annese, giornalista del Resto del Carlino. “L’alternativa era chiudere tutto”, taglia corto.

La verità è che i titolari sono partiti garantendo che le attività produttive non sarebbero state spostate: si sapeva di una fusione, ma non di una delocalizzazione. “Avevano chiuso l’azienda il 2 agosto dicendo che si rientrava il giorno 26″, ricorda Cesare Pizzolla, segretario Fiom.

Perché le aziende delocalizzano in Polonia?


Lo ha fatto la Fiat qualche anno fa e, più recentemente, anche Indesit, ma la lista è lunga. Perché le aziende italiane spostano le loro produzioni in Polonia? La Polonia è stato uno dei primi paesi dell’Europa centro-orientale a passare dall’economia di stampo socialista all’economia di mercato. Questo processo ha richiamato ingenti investimenti stranieri, che il governo ha facilitato con aiuti mirati. Le normative fiscali riguardanti gli investimenti stranieri sono state ampiamente agevolate: varando delle misure speciali per la doppia imposizione con il fisco dei vari Paesi investitori, al fine di invogliare le società straniere ad investire in Polonia. Tra le agevolazioni per gli investitori stranieri, oltre ad imposte defiscalizzate e tassazione dei tributi ridotte, esiste anche la piena trasferibilità all’estero degli utili, la deduzione di tutti o parte dei costi di acquisto dalla base imponibile, e la deduzione di licenze, brevetti ed altri costi.
Lo stesso Pedroni difende il sistema polacco: “Qui in Polonia c’è gente che parla italiano, inglese, francese. Per le concessioni edili sono bastate due settimane; in tre settimane avrò visto il sindaco quattro volte, si confronta e aiuta, come i controlli dei vigili del fuoco”. E attacca l’Italia: “Secondo me, il sindaco di Formigine non sa neanche dove sia via dei Quattro Passi 114″, ha dichiarato alla Gazzetta di Modena. ”Quando ho chiesto aiuto all’amministrazione locale, non c’era nessuno. Il sindaco l’ultima volta mi ha trattato coi piedi”. Ma la colpa, secondo l’imprenditore, non è solamente della politica locale: “In Italia non è più possibile lavorare. Colpa della burocrazia, delle tasse e di una sistema creditizio bancario che è vergognoso”.
L’esigenza di una politica di sviluppo che aiuti le piccole e medie imprese italiane è un tema caldo da sempre. Eppure neanche il Governo del Fare o il suo Decreto del Fare sembrano averne tenuto conto. Come ha sottolineato la Fiom, però, in questo caso non si critica solamente la scelta di delocalizzare: sono i modi e i tempi a suscitare l’indignazione dei dipendenti. Martedì l’amministrazione ha organizzato un tavolo di confronto tra l’azienda e i sindacati, ma Pedroni non ha garantito la sua presenza. Per ripicca.

Il caso Firem in Parlamento

Intanto il MoVimento 5 Stelle ha promesso che porterà il caso Firem in Parlamento, secondo quanto comunicato da uno dei suoi deputati, Michele Dell’Orco, su Facebook.
“La Firem, azienda del mio paese a Modena, manda i lavoratori in ferie e nel frattempo senza dire nulla si trasferisce in Polonia in pieno agosto. Sono in autostrada verso casa e domani insieme ad alcuni attivisti 5 stelle sarò davanti all’azienda per capire meglio l’accaduto; martedi 20 sarò in aula e porteremo la questione a Roma. Inoltre voglio sapere cosa hanno fatto e che intenzioni hanno l’amministrazione locale del PD e il viceministro al lavoro modenese Guerra.”
Domani sarà un giorno chiave per trovare risposta alle domande che circolano in queste ore. Chiuderà lo stabilimento di Formigine? Quanti lavoratori rimarranno senza lavoro? E quanti dipendenti seguiranno l’azienda in Polonia per mantenere il proprio posto?
di Marco Nurra | @marconurra

lunedì 19 agosto 2013

FTSE MIB del 19 Agosto 2013 17.243,25 -2,46%


...bisognerebbe porsi alcune domande sulla fine della luna di miele come la definisce http://www.trend-online.com di Piazza Affari. Ma tanto l'importante è che c'è la ripresa economica (dove?) e che lo spread basso aiuta l'economia finanziaria (quale? e di chi?)


Piazza Affari interrompe bruscamente la sua luna di miele

L’indice Ftse Mib in una sola giornata manda in fumo quanto di buono realizzato nelle ultime quattro sedute e intanto lo spread BTP-Bund riprende a salire dopo gli ultimi cali. E’ solo una pausa del rialzo o l’avvio di una correzione destinata a durare?

Il rientro agli scambi dopo la pausa del week-end non è certo avvenuto nel migliore dei modi a Piazza Affari che viene colpita da forti vendite, mostrando una minore forza relativa rispetto agli altri mercati, sia europei che americani. L’indice Ftse Mib, dopo un avvio poco mosso, ha cercato di mettere la testa al di sopra della parità e dopo aver toccato un massimo a 17.689 punti, poco oltre quello di venerdì scorso, ha accusato una pesante flessione che negli ultimi minuti lo vede sui minimi intraday in area 17.300 punti, con un calo del 2,09%.
Le vendite sull’azionario sono accompagnate da un ritorno delle tensioni sul fronte obbligazionario, con lo spread BTP-BUnd che, dopo i recenti cali, riprende la via dei guadagni e si presenta in area 241,5 punti base, con un progresso di oltre due punti e mezzo percentuali.
Solo una manciata di blue chips riesce a salvarsi dalle vendite e si tratta di Tod’s ed STM che mostrano entrambi un frazionale rialzo dello 0,15%, precedute da Parmalat che si apprezza di mezzo punto, mentre Banca Monte Paschi sale dello 0,81%, dopo aver ridotto sensibilmente i guadagni rispetto alla mattinata.
Il rialzo delle azioni della banca senese sono peraltro una felice eccezione in un settore bancario martoriato dalle vendite dopo i forti incrementi registrati nelle ultime sedute. La peggiore performance è quella di Unicredit che affronta di quasi il 5%, ma non se la passano tanto meglio Ubi Banca, Banco Popolare, Banca Popolare dell’Emilia Romagna e Banca Popolare di Milano, tutti in calo di oltre quattro punti percentuali. Si piega al volere dei ribassisti anche Intesa Sanpaolo che dopo il poderoso rally di venerdì scorso, lascia sul parterre circa il 3,5%.

tratto da: http://www.trend-online.com/prp/piazza-affari-fed-spread-banche/


Di seguito riportiamo un’intervista realizzata a Gerardo Marciano, capo analista e socio di ProiezionidiBorsa. Marciano è anche consulente di diverse SIM e collabora con riviste finanziarie nazionali e internazionali.

Un mercato che sale prima o poi scenderà: questo è certo. Se una palla continua a rotolare, chi può dire in quale momento questa forza può smettere di muoversi e poi cambierà direzione? L’intervista a G.Marciano.

In America i principali indici hanno iniziato ad allontanarsi dai massimi, mentre le Borse europee stanno mostrando una migliore tenuta. Ci si avvia verso una pausa salutare su tutti i mercati?

I mercati azionari, come da noi preventivato, continuano a salire da inizio Luglio ed ogni giorno che proseguono al rialzo, diventano più numerosi i catastrofisti.
La cosa straordinaria è che proprio in questi giorni in cui il pessimismo è alle stelle, i Signal Indicator settimanali delle Piazze Europee, sono ritornati Long di medio lungo termine.
Diciamo che fatta una scala da 1 a 10, oggi coloro che pronosticano una correzione sono circa 9.
Questo nella casistica è un segnale contrarian. Noi lo definiamo il concetto della volpe e l'uva! Ricordate la favoletta? Quando la volpe non arriva all'uva, dice che non è buona. Oggi, tutti coloro che sono fuori dal mercato, aspettano una correzione per entrare.
Noi siamo Long dal 8 Luglio sui mercati finanziari Europei, siamo Short sul Future Bund da 142,50 del 25 luglio. Dal 13 Agosto, in area 1.690 abbiamo aperto Short sullo S&P 500 Index. I guadagni del Blog Riservato come al solito, sono stratosferici.

Ritorniamo alla correzione: è possibile che siamo vicini ad un impulso ribassista?

tratto da: http://www.trend-online.com/inte/marciano-gerardo-piazza-affari-190813/
Di seguito una analisi interessante tratta da http://www.eugeniobenetazzo.com/licenziamenti-banche.htm il 02 agosto 2012.

Quando scrissi il mio secondo libro: 'Ma come siamo messi?! - indicazioni statistiche sull'andamento dell'economia' - 2009 Edizioni Terra e Identità, diedi analoghe indicazioni ma il contenuto della mia analisi, venne scartata dai più sia per via di una semplice mancanza di comunicazione pratica e sia perchè ritenuta impossibile per gli accadimenti che avevo previsto. 

Oggi doverosi complimenti ad Eugenio Benetazzo che ha messo in evidenza quanto di reale c'è nel sistema bancario italiano, anche tramite questo articolo, pubblicato oramai un anno fa e più che mai di attualità.

Mario Mirabelli

TU CHE LAVORI IN BANCA


Quando ero studente al liceo il sogno di molti ragazzi era di laurearsi in materie economiche per poi intraprendere un percorso di crescita professionale alle dipendenze di una banca locale, sperando negli anni successivi di fare il grande salto con una chiamata da una grande realtà bancaria di caratura nazionale. Allora esistevano tre grandi banche di interesse nazionale, Credito Italiano, la Banca Commerciale e la Banca Nazionale del Lavoro, ognuna di loro presente con le loro faraoniche sedi in ogni centro storico di capoluogo di provincia. Non erano solo i ragazzi che miravano a questo obiettivo, anche i loro genitori li spronavano ed incentivavano a dare il meglio a scuola confidando in una futura occupazione all'interno di una banca di prestigio, grazie magari ad un percorso di studi caratterizzato da risultati di eccellenza. Lavorare in banca alla fine degli anni ottanta era considerato anche molto  prestigioso a livello sociale, senza contare i livelli reddituali che contraddistinguevano chi vi lavorava. Un orario di lavoro tutto sommato poco frustrante al pari di altri impieghi nel settore privato. Insomma un ambiente sicuro, stimolante e prestigioso, che offriva un'occupazione ben retribuita ed invidiata.

Agli inizi degli anni novanta sono iniziati i grandi processi di privatizzazione e le grandi fusioni con conseguenti quotazioni di borsa che hanno cambiato sia il panorama bancario che il modo di lavorare (front e back office) causa introduzione degli obiettivi mensili di budget e l'emersione di una conflittualità accesa tra banca contro banca pur di accaparrarsi il cliente ed i suoi depositi. Il modello di business bancario si evolve puntando sempre più all'area dei servizi parabancari (meno prestiti e più attività collaterali), senza dimenticare la nascita della figura professionale del promotore finanziario (inesistente negli altri paesi). Nascono i primi conflitti di interesse con la loro stessa clientela, prima vai visti, in concomitanza dei quali si verificano i più grandi scandali a sfondo finanziario che connotano il mercato del risparmio gestito. Lentamente il sentimento di fiducia smodata che aveva sempre caratterizzato gli italiani nei confronti della loro banca, lascia spazio ad una percezione di angoscia e timore ogni qual volta ci si rivolge a loro per una esigenza di vita personale o imprenditoriale. In poco tempo quello che era sicuro, certo, prestigioso e desiderato viene denigrato, offeso, bannato e ripudiato.

Siamo appena all'inizio, il peggio deve ancora arrivare. Con la fine dello scorso decennio vengono completamente cancellate quelle certezze che sin da bambini alle elementari abbiamo sempre dato per scontato: più grande è una banca più questa è sicura. Oggi forse è vero il contrario. Investimenti propagandati negli anni precedenti con la formula del capitale protetto e del rendimento garantito dimostrano tutta la loro inconsistenza innanzi ai grandi fenomeni di crash finanziario che colpiscono le grandi banche commerciali e il settore finanziario del risparmio gestito causa prima crisi del credito facile e dopo del debito sovrano. Le quotazioni delle più imponenti, prestigiose e influenti banche del mondo occidentale crollano miseramente anno dopo anno arrivando in alcuni casi a dare manifestazione di fallimento “de facto” a fronte di una capitalizzazione di borsa inferiore al patrimonio netto tangibile.  Vedo che non è stata data adeguata visibilità mediatica ai piani di rilancio e ristrutturazione che prima hanno caratterizzato le banche statunitensi ed inglesi, ed adesso vengono messe in atto anche dalle europee senza esclusione delle italiane.

Stiamo parlando di migliaia di esuberi del personale da gestire nei prossimi anni (leggete licenziamenti o uscite forzate), filiali da chiudere (non da vendere alla concorrenza) e tagli ingenti sugli oneri di gestione ordinaria (servizi più scadenti alla clientela). The party is over anche per il personale che lavora in banca: tutto il settore andrà in contro ad una trasformazione e contrazione epocale, creando non poche preoccupazione ai correntisti e risparmiatori. Tanto per farvi comprendere come ancora adesso molti istituti sono in alto mare, navigando a vista, senza una meta ben precisa, pensando che il futuro dell'industria bancaria sia l'espansione e l'aumento delle dimensioni con i metodi canonici ovvero acquisendo ed aprendo nuove filiali. Una classe dirigente mentalmente obsoleta non si rende conto che entro dieci anni gran parte dei servizi un tempo erogati allo sportello fisico scompariranno in quanto medioeveali. Vincente invece sarà la banca che sta già investendo in misura considerevole sulla presenza capillare attraverso il web e sulla fruizione dei suoi servizi sfruttando la multicanalità. I pagamenti NFC (near field communication) faranno a breve da apripista. Sorrideremo allora ripensando alle banche che oggi gongolano per le proprie dimensioni  canoniche, quando tra dieci anni saranno istituti di credito completamente fuori mercato con un gap di mercato irrecuperabile nei confronti della concorrenza.

Un effetto della Legge Fornero, l'esempio di Bergamo

Il lavoro è ai minimi storici. E anche i contratti atipici cominciano a risentirne, con un deciso calo a fine 2012 che ha coinvolto soprattutto il contratto a progetto, la forma di assunzione più in crisi, con un calo in provincia di Bergamo attorno al 16% a fine 2012 essendo passato da un totale di 7.294 contratti a progetto stipulati nel 2011 a 6.141 sottoscritti alla fine dell'anno passato.

Il motivo è da leggersi in una crisi economica sempre più dilagante e nella difficoltà e nella poca volontà da parte delle imprese di investire su una risorsa umana che oggi presenta costi esorbitanti per le imprese. Con il conseguente effetto, verificatosi soprattutto dopo la promulgazione della Legge Fornero, di avere un incremento delle cosiddette «false» partite Iva.

Un fenomeno che, stando alle considerazioni effettuate dalla Nidil-Cgil, sembra aver preso sempre più piede. «Nel corso del 2012, soprattutto verso la fine dell'anno, quando le aziende hanno dovuto decidere se rinnovare i contratti atipici e soprattutto quelli a progetto, si è verificato un boom di persone che sono venute da noi per informarsi sull'apertura della partita Iva – racconta Giuseppe Errico, responsabile Nidil Cgil di Bergamo –: tra novembre e dicembre dell'anno scorso c'erano almeno 3-4 persone al giorno che venivano a farmi domande su ciò che avrebbe comportato l'apertura di una partita Iva».

Soggetti che, però, non avevano nessuna intenzione di mettersi in proprio, semmai «costretti» dal mercato a trasformare il proprio contratto a progetto, in scadenza, in una partita Iva per continuare ad esercitare il mestiere per cui avevano studiato e che era la loro passione o semplicemente per proseguire il rapporto di lavoro in essere fino al giorno prima. Una condizione che «non è accettabile – prosegue il sindacalista –: la partita Iva dev'essere una scelta, non un'"imposizione" per poter lavorare».

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 19 agosto 

http://ecodibergamo.it/stories/Cronaca/390436_bergamo_boom_di_false_partite_iva_i_sindacati__la_legge_fornero/