domenica 13 dicembre 2015

I PROMOTORI FINANZIARI ED IL NON CRACK DI BANCA MARCHE, CARICHIETI, CARIFERRARA, ETRURIA E LAZIO E IL CERINO IN MANO AI DIPENDENTI


Premetto che non volevo scrivere alcun commento sul crack irrealizzato delle 4 banche, ma le richieste arrivatemi da qualche stretto amico mi impongono una breve trattazione, e ho ritenuto giusto esprimere il mio parere su argomenti così delicati.

1.      Ho scritto tempo fa un commento relativo al MIFiD.
       Burocraticamente era perfetto, perché doveva fornire risposte, per gestire al meglio (non al peggio), le capacità del cliente  in ambito di conoscenza finanziaria. È paragonabile al questionario sulle allergie, se non puoi mangiare un alimento non te lo vendo o non lo inserisco all’interno di altri complessi alimenti o prodotti.
       In Italia il questionario di profilazione MIFID è praticamente inutile (così come è inutile la gestione dell’antiriciclaggio, perché vi è sempre un più basso numero di segnalazioni rispetto alle operazioni fatte, ma questo è un altro argomento).

 

2.     In Italia, esistono varie figure che si occupano di prodotti finanziari. Queste categorie si possono racchiudere in Promotori Finanziari (che si dividono in seri e in meno seri), in Consulenti finanziari indipendenti (che si dividono in seri e in meno seri), in Responsabili Titoli interni quasi ad ogni filiale ed in So tutto io perché ho letto su internet. Tralascio la discussione sulle figure meno serie presenti a livello professionale, perché in tutte le categorie esistono i meno seri e tralascio il signor so tutto io perché è quello che poi fa tanto rumore per nulla. Allargo il focus, in primis sui Responsabili Titoli di filiale bancaria: in questi giorni ne ho sentite di ogni, ma è impossibile trovare imparzialità all’interno di una banca quando vengono sottoposti prodotti finanziari della banca stessa. È come andare in un forno e chiedere se quel pane è buono, fresco e di qualità? Cosa può rispondere il fornaio? Cosa poteva dire il Responsabile Titoli sui prodotti della Banca che mensilmente gli pagava lo stipendio? Il punto non è sul collocamento del prodotto ma sulla preparazione tecnica dei dipendenti.

 

3.      Ciò mi porta a chiedere, relativamente al lavoro svolto dal Promotore Finanziario (PF) sia esso indipendente o meno: A) perché in Italia non ci si rivolge MAI direttamente al professionista PF che conosce il mercato? B) perché non si chiede consulenza a chi prende un ‘patentino’ e studia concetti anche di matematica finanziaria come il PF? C) perché non si chiede consulenza al PF che si iscrive ad un albo?

 

4.      La risposta è una: perché in Italia non si vogliono sostenere i costi della Consulenza.
       Il privato cittadino preferisce andare dall’amico Gigi che lavora nella banca sotto casa, che ha ‘venduto alla propria nonna lo stesso prodotto e quindi c’è da star tranquilli’ affidandogli, come in questo caso, ogni tipo di risparmio e non va dal consulente promotore finanziario perché ha paura della fregatura e principalmente perché non vuole pagare la consulenza. Quando poi alla fine anche se va in banca sostiene i costi della consulenza tramite spese spesso non chiarissime.

 
5.      Ma dove  è scritto che le banche non ‘saltate’ avevano buoni bilanci? Dove sta scritto che nessuno doveva intervenire?

 

6.      Perché i giornalisti del settore non parlano di truffa organizzata a tavolino da tempo? I bilanci di queste banche erano da anni in negativo per tutte una serie di voci ed indici. Non è solo il punto della Consob, ma i Sindaci delle Banche, il CDA, perché hanno fatto tutti finta di niente?
      Perché in pochi quando abbiamo scritto di questi bilanci, siamo stati messi nella condizioni di non poter più scrivere?

 

7.     Tutte le aziende del territorio italiano con uno stato di crisi che alla fine chiudono bonariamente o falliscono, subiscono un danno di malagestio non risarcito da nessuno e gli imprenditori vengono sempre e comunque additati anche dagli stessi bancari che oggi tremano, come truffatori, come mai per il sistema bancario oggi ci si è mossi in questa maniera e per interi mesi, settimane si è fatto finta di niente, perché le coscienze si sono mosse dopo un suicidio?

 

8.     Ma queste 4 banche con le loro gestioni allegre a chi presentano il conto?
      Troppo facile sarebbe stato lasciare il cerino in mano ai dipendenti delle banche.  Troppo facile gestire il problema per decreto. Troppo facile andare avanti con la storia del rating che 10 anni fa dicevo e per fortuna mia, scrivevo, essere una bufala così come impostato. Il rating oggi, se non cambia i parametri farà ancora più danni. Il rating oggi è inapplicabile ad un paese come il nostro che vive di manifattura e di tempi medi di pagamento che vanno oltre i 3/5 mesi. Ma non ci si rende conto che culturalmente il rating così come impostato in termini anglosassoni non è possibile applicarlo al nostro sistema finanziario e aziendale. Perché dobbiamo prenderci in giro?

 

9.      Ma perché la banca deve vendere titoli? Quanti dipendenti bancari che si occupano di titoli sanno cos’è un sottostante, quanti dipendenti o ancora più funzionari, sempre zelanti nel loro modo di fare sanno leggere il bilancio di una azienda quotata o anche non quotata? Ma è possibile che ci si deve ancora basare sul rating? Perché alcune aziende ricevono finanziamenti con rating negativo e altre no? Evidentemente esiste ancora l’essere amico degli amici in Italia, specie nell’erogazione del credito. Perché se sei nel giro giusto vieni finanziato, se sei nel giro giusto non esiste rating, non esiste andamentale di conto corrente. Se sei nel giro giusto non compri i prodotti finanziari sporchi.

Per fortuna adesso il giro si sta interrompendo, costi quel che costi è meglio che si interrompa una volta per tutte.
Mario Mirabelli

sabato 29 agosto 2015

CINA E RENMINBI, CRISI GRECA E CINESE

Nella Repubblica Popolare Cinese esiste la cosiddetta 'moneta del popolo', oggi svalutatissima.

Ma in Cina non esiste l'ufficio di statistica, né tantomeno i centri studi indipendenti, né esiste l'analisi degli indici di fiducia di imprese e famiglie.

(non che tali indici negli stati occidentali siano mai stati di grande aiuto, ma forniscono almeno una piccola indicazione dello stato dell'umore della poca o tanta fiducia, ovviamente quando ben interpretati e letti).

Data questa indicazione la Repubblica Popolare Cinese soffrirà perché:

1. sono fermi gli investimenti strutturali in macchinari ecattrezzature,; questo perché sono eccessivamente cresciuti negli anni 2007-2013. Già una crescita continua doveva dar da pensare sulle analisi effettuate dagli economisti che si definiscono tali e che sono super pagati dalle nostre università.

2. ricerca e sviluppo in Cina sanno cos'è solo relativamente agli armamenti, non si è mai realmente spinto nell'ultimo triennio sullinnovazione, che è in realtà il settore che crea new economy, intesa come nuova economia, e conseguentemente è un volano ost recessione.

3. non è vero che la bolla è dovuta al sovraindenbitamento del piccolo risparmiatore cinese, o meglio non è quello che al 100% ha creato la crisi di queste settimane dell'estate 2015, è invece un problema relativo alle aziende. Le aziende cinesi dal 2012 vendono meno in occidente per via della concorrenza propria dei paesi occidentali che hanno iniziato a svendere i loro prodotti importando gradualmente sempre meno dalla Cina, ma più dall'India. Oggi di conseguenza le aziende cinesi si trovano a dover restituire soldi che non hanno, sokdi da restituire alle banche che non ricevendoli andranno in crisi nel breve periodo.

Le azioni delle banche saranno oggetto di vendite continue. Le fusioni di grandi gruppi saranno ben viste come fuochi di paglia e fino a quando i bilanci bancari e societari non saranno ben scritti e correttamente analizzati nulla potrà far uscire dalla crisi gli altri paesi.
Mentre Cina e anche Grecia saranno fuori da ogni tipo di discorso nell'arco di un quinquennio.

Nessuno dice che il problema, creato nella RPC stessa, non può essere condiviso dal resto del mondo, per ovvi giochi speculativi, ma deve e verrà risolto dalla RPC stessa al suo interno.

Cosa che la Grecia e l' Europa non riusciranno mai a fare avvitandosi fino a che una delle due non avrà il crack definitivo, in Cina però non si vota. La Grecia non potrà mai destituire quanto ricevuto dall'Europa.
In  Grecia si e l'ultima carta per i Greci è come sempre l'indipendenza. Così come l'indipendenza salverà i Cinesi.
Ciò avverrà con enormi sacrifici post 1929.

Prepariamoci a nuove speculazioni finanziarie a partire dalla prima decade di settembre e fino al mese di novembre 2015.

Mario Mirabelli

mercoledì 8 luglio 2015


Mercato degli Investment Vehicles (MIV)






Mercinternazionali
 Borsa Italiana spa in cui si negoziano azioni di investment companies e real


estate investment companies, obbligazioni convertibili e diritti d’opzione emessi da investment

companies e real estate investment companies, nonché quote di fondi chiusi.
Mercato Expandi
Mercato di Borsa Italiana spa finalizzato alla quotazione di imprese a piccola e media capitalizzazione.

Il mercato è stato istituito l’11 novembre 2003 ed è stato chiuso il 22 giugno 2009. Tra i

principali requisiti posti per la quotazione su questo mercato figuravano una capitalizzazione prevedibile

non inferiore a un milione di euro e un flottante pari ad almeno il 10 per cento del capitale

e comunque non inferiore a un milione di euro.

Mercato interbancario dei depositi (e-MID)




Mercato per la negoziazione di depositi interbancari attraverso circuito telematico gestito da e-


MID SIM spa (vedi: Depositi overnight, a tempo, broken date). Sulla piattaforma e-MID sono

attive le seguenti sezioni di mercato: trasparente multilaterale; trasparente bilaterale (request for

quote); il New MIC (vedi).





Mercato primario dei valori mobiliari
Mercato nel quale vengono offerti i titoli di nuova emissione.
Mercato regolamentato dei pronti contro termine
È il mercato italiano telematico, gestito dalla società MTS, in cui vengono negoziati contratti pronti

contro termine in titoli di Stato; è stato istituito con DM 24.10.1997 e le negoziazioni hanno

avuto inizio il 12.12.1997. I contratti pronti contro termine consistono in una vendita di titoli a

pronti e contestuale impegno di riacquisto a termine (per la controparte, in un simmetrico impegno

di acquisto a pronti e vendita a termine); il prezzo è espresso in termini di tasso di interesse

annuo. Esistono due tipi di contratti: general collateral e special repo. Il primo, per il quale non

viene indicato il titolo sottostante, ha come finalità la concessione di un finanziamento garantito da

titoli, che permette di ridurre i rischi di controparte; il secondo tipo, che presenta di norma tassi di

interesse più bassi del primo, ha come obiettivo principale il prestito di un titolo specifico.
 







Mercato secondario dei valori mobiliari
Mercato nel quale vengono scambiati titoli già in circolazione.

Mercato telematico azionario (MTA)




Mercato gestito da Borsa Italiana spa in cui si negoziano azioni (azioni ordinarie, azioni privilegiate,


azioni di risparmio), obbligazioni convertibili, warrant, diritti d’opzione e certificati rappresentativi

di quote di OICR. Il segmento STAR del Mercato MTA di Borsa Italiana è dedicato alle medie

imprese con capitalizzazione compresa tra 40 milioni e 1 miliardo di euro, che si impegnano a

rispettare requisiti di eccellenza in termini di: Alta trasparenza ed alta vocazione comunicativa Alta

liquidità (35 per cento minimo di flottante) Corporate Governance (l’insieme delle regole che determinano

la gestione dell’azienda) allineata agli standard internazionali

Mercato telematico dei titoli di Stato (MTS)




Mercato regolamentato per la contrattazione all’ingrosso di titoli di Stato, istituito nel 1988 e


privatizzato nel 1997. È disciplinato dal decreto del Ministro dell’Economia e delle finanze del

22.12.2009, n. 216; si articola nei comparti cash (compravendite a pronti), repo (pronti contro

termine) e coupon stripping (negoziazione separata di cedole e mantello).
Mercato unico
È definito dall’art. 3 della versione consolidata del Trattato che istituisce la Comunità europea come

un mercato caratterizzato dall’eliminazione, fra gli Stati membri, degli ostacoli alla libera circolazione

di merci, persone, servizi e capitali. È entrato in vigore il 1° gennaio 1993.

domenica 5 luglio 2015

SI NO GRECIA E TAGLI DI SPESA

Nel 1997 Romano Prodi riuscì ad includere l'Italia nel primo gruppo dei dieci paesi partecipanti all'euro.

Promesse su inflazione che sarebbe stata debellata, crollo dei tassi di interesse, i dati pubblicati dagli enti statistici proponevano stime su un notevole surplus primario e una notevole riduzione del debito pubblico.

Oggi paghiamo, anzi la Grecia inizia a pagare due distinti concetti all'epoca volutamente non considerati da alcuno dei referenti la gestione dell'euro zona, seppur ristretta:

1. le grandi differenze di produttività, competitività, efficienza e capacità dei diversi Stati, che gli stessi avrebbero reso impossibili da azzerare;

2. le condizioni internazionali, all'epoca favorevoli, non hanno garantito continuità. In alcun modo.

Dieci anni dopo, nel 2007/2008 la crisi finanziaria americana colpì con violenza l'Europa e la fragilità dell'impianto di Maastricht divenne evidente: le sovrani dei paesi più deboli finirono sotto attacco e l'influenza congiunta di una crescita debole o negativa e di crescenti disavanzi spazzò via ciò che era rimasto dell'avanzo primario. L'impossibilità di svalutare, l'assenza di una domanda compensativa da parte dei paesi più forti, le regole del fiscal compact crearono le condizioni di asfissia nelle quali i paesi più deboli malamente sopravvivono oggi.

Venti anni dopo, oggi 2015, si ha una situazione ancora peggiore.
Non c'è stata da parte delle autorità europee un rimedio concreto alla spirale recessiva che le regole del fiscal compact hanno prodotto.
Le economie più deboli hanno esasperato la loro scarsa efficienza.
Zero riforme strutturali. Recessione e scarsa propensione alla crescita sono problemi che si presentano insieme, ma sono diversi e diversamente si sono manifestati in 20 anni.

A Bruxelles, Francoforte, Berlino, si voleva che i paesi poveri fossero (oltre al fiscal compact) ligi a programmare riforme strutturali. Una volta completate le riforme, tutte le economie torneranno a crescere. Si diceva, scriveva e pensava.

Ma ci si è concentrati sulla finanza, sulle banche, sulla gestione parziale dei debiti sovrani, buttando sotto il tappeto la polvere e i problemi e perdendo tempo sulle riforme strutturali.

Oggi 05/07/2015 ci troviamo con l'Istat che mette sull'avviso dicendo che la ripresa prosegue ma sul quadro macro economico pesa l'incognita relativa agli sviluppi della crisi greca. L'Italia ha alle porte un autunno freddo più dei soliti, con una finanziaria che non deve più vaneggiare sulla spending review ma la deve portare a termine, un taglio selettivo della spesa che vada almeno ad incidere su quel minimo di 10 miliardi di finanziaria.
Trovare i numeri politici, in aula, per tagliare su tutto il tagliabile, non sarà facile e la polvere sotto il tappeto non potrà più essere messa.

Questo è assimilabile con quello che non è riuscito a fare Samaras nel decennio scorso e oggi, tale indicazione ha portato ad una prevedibile vittoria del NO al referendum greco.

La Grecia oggi è come l'Italia davanti alla domanda se si voleva la Monarchia o la Repubblica.
Se vince il SI in Grecia vince come ha vinto chi ha votato per la Repubblica.

Il tema è che chiunque vince in Grecia, si avrà davvero per tutti una sconfitta totale e un baratro che con il Si o con il No porteranno la Grecia sull'orlo di problematiche sociali, come in Argentina nel 2001.
Di questo nessun politico se n'è accorto.

Mario Mirabelli
Consulente aziendale