Quando scrissi il mio secondo libro: 'Ma come siamo messi?! - indicazioni statistiche sull'andamento dell'economia' - 2009 Edizioni Terra e Identità, diedi analoghe indicazioni ma il contenuto della mia analisi, venne scartata dai più sia per via di una semplice mancanza di comunicazione pratica e sia perchè ritenuta impossibile per gli accadimenti che avevo previsto.
Oggi doverosi complimenti ad Eugenio Benetazzo che ha messo in evidenza quanto di reale c'è nel sistema bancario italiano, anche tramite questo articolo, pubblicato oramai un anno fa e più che mai di attualità.
Mario Mirabelli
TU CHE LAVORI IN BANCA
Quando ero studente al
liceo il sogno di molti ragazzi era di laurearsi in materie economiche
per poi intraprendere un percorso di crescita professionale alle
dipendenze di una banca locale, sperando negli anni successivi di fare
il grande salto con una chiamata da una grande realtà bancaria di
caratura nazionale. Allora esistevano tre grandi banche di interesse
nazionale, Credito Italiano, la Banca Commerciale e la Banca Nazionale
del Lavoro, ognuna di loro presente con le loro faraoniche sedi in ogni
centro storico di capoluogo di provincia. Non erano solo i ragazzi che miravano a questo obiettivo,
anche i loro genitori li spronavano ed incentivavano a dare il meglio a
scuola confidando in una futura occupazione all'interno di una banca di
prestigio, grazie magari ad un percorso di studi caratterizzato da
risultati di eccellenza. Lavorare in banca alla fine degli anni ottanta
era considerato anche molto prestigioso a livello sociale, senza
contare i livelli reddituali che contraddistinguevano chi vi lavorava.
Un orario di lavoro tutto sommato poco frustrante al pari di altri
impieghi nel settore privato. Insomma un ambiente sicuro, stimolante e
prestigioso, che offriva un'occupazione ben retribuita ed invidiata.
Agli
inizi degli anni novanta sono iniziati i grandi processi di
privatizzazione e le grandi fusioni con conseguenti quotazioni di borsa
che hanno cambiato sia il panorama bancario che il modo di lavorare
(front e back office) causa introduzione degli obiettivi mensili
di budget e l'emersione di una conflittualità accesa tra banca contro
banca pur di accaparrarsi il cliente ed i suoi depositi. Il modello di business bancario si evolve
puntando sempre più all'area dei servizi parabancari (meno prestiti e
più attività collaterali), senza dimenticare la nascita della figura
professionale del promotore finanziario (inesistente negli altri paesi).
Nascono i primi conflitti di interesse con la loro stessa clientela,
prima vai visti, in concomitanza dei quali si verificano i più grandi
scandali a sfondo finanziario che connotano il mercato del risparmio
gestito. Lentamente il sentimento di fiducia smodata che aveva
sempre caratterizzato gli italiani nei confronti della loro banca,
lascia spazio ad una percezione di angoscia e timore ogni qual volta ci
si rivolge a loro per una esigenza di vita personale o imprenditoriale.
In poco tempo quello che era sicuro, certo, prestigioso e desiderato
viene denigrato, offeso, bannato e ripudiato.
Stiamo parlando di migliaia di esuberi del personale da gestire nei prossimi anni (leggete licenziamenti o uscite forzate), filiali da chiudere (non da vendere alla concorrenza) e tagli ingenti sugli oneri di gestione ordinaria (servizi più scadenti alla clientela). The party is over anche per il personale che lavora in banca: tutto il settore andrà in contro ad una trasformazione e contrazione epocale, creando non poche preoccupazione ai correntisti e risparmiatori. Tanto per farvi comprendere come ancora adesso molti istituti sono in alto mare, navigando a vista, senza una meta ben precisa, pensando che il futuro dell'industria bancaria sia l'espansione e l'aumento delle dimensioni con i metodi canonici ovvero acquisendo ed aprendo nuove filiali. Una classe dirigente mentalmente obsoleta non si rende conto che entro dieci anni gran parte dei servizi un tempo erogati allo sportello fisico scompariranno in quanto medioeveali. Vincente invece sarà la banca che sta già investendo in misura considerevole sulla presenza capillare attraverso il web e sulla fruizione dei suoi servizi sfruttando la multicanalità. I pagamenti NFC (near field communication) faranno a breve da apripista. Sorrideremo allora ripensando alle banche che oggi gongolano per le proprie dimensioni canoniche, quando tra dieci anni saranno istituti di credito completamente fuori mercato con un gap di mercato irrecuperabile nei confronti della concorrenza.
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