Premetto che non volevo scrivere alcun commento sul crack irrealizzato
delle 4 banche, ma le richieste arrivatemi da qualche stretto amico mi impongono una breve trattazione, e
ho ritenuto giusto esprimere il mio parere su argomenti così delicati.
1. Ho scritto tempo fa un commento relativo al MIFiD.
Burocraticamente era
perfetto, perché doveva fornire risposte, per gestire al meglio (non al peggio),
le capacità del cliente in ambito di
conoscenza finanziaria. È paragonabile al questionario sulle allergie, se non
puoi mangiare un alimento non te lo vendo o non lo inserisco all’interno di
altri complessi alimenti o prodotti.
In Italia il questionario di profilazione
MIFID è praticamente inutile (così come è inutile la gestione dell’antiriciclaggio, perché
vi è sempre un più basso numero di segnalazioni rispetto alle operazioni fatte, ma questo è un altro
argomento).
2. In Italia, esistono varie figure che si occupano
di prodotti finanziari. Queste categorie si possono racchiudere in Promotori
Finanziari (che si dividono in seri e in meno seri), in Consulenti finanziari indipendenti
(che si dividono in seri e in meno seri), in Responsabili Titoli interni
quasi ad ogni filiale ed in So tutto io perché ho letto su internet. Tralascio la discussione sulle figure meno serie
presenti a livello professionale, perché in tutte le categorie esistono i meno
seri e tralascio il signor so tutto io perché è quello che poi fa tanto rumore per nulla. Allargo il focus, in primis sui Responsabili Titoli di filiale bancaria:
in questi giorni ne ho sentite di ogni, ma è impossibile trovare imparzialità
all’interno di una banca quando vengono sottoposti prodotti finanziari della
banca stessa. È come andare in un forno e chiedere se quel pane è buono, fresco
e di qualità? Cosa può rispondere il fornaio? Cosa poteva dire il Responsabile
Titoli sui prodotti della Banca che mensilmente gli pagava lo stipendio? Il punto non è sul collocamento del prodotto ma sulla preparazione tecnica dei dipendenti.
3. Ciò mi porta a chiedere, relativamente al lavoro
svolto dal Promotore Finanziario (PF) sia esso indipendente o meno: A) perché
in Italia non ci si rivolge MAI direttamente al professionista PF che conosce
il mercato? B) perché non si chiede consulenza a chi prende un ‘patentino’ e
studia concetti anche di matematica finanziaria come il PF? C) perché non si
chiede consulenza al PF che si iscrive ad un albo?
4. La risposta è una: perché in Italia non si
vogliono sostenere i costi della Consulenza.
Il privato cittadino preferisce
andare dall’amico Gigi che lavora nella banca sotto casa, che ha ‘venduto alla
propria nonna lo stesso prodotto e quindi c’è da star tranquilli’ affidandogli,
come in questo caso, ogni tipo di risparmio e non va dal consulente promotore
finanziario perché ha paura della fregatura e principalmente perché non vuole
pagare la consulenza. Quando poi alla fine anche se va in banca sostiene i
costi della consulenza tramite spese spesso non chiarissime.
5. Ma dove è
scritto che le banche non ‘saltate’ avevano buoni bilanci? Dove sta scritto che
nessuno doveva intervenire?
6. Perché i giornalisti del settore non parlano
di truffa organizzata a tavolino da tempo? I bilanci di queste banche erano da anni in
negativo per tutte una serie di voci ed indici. Non è solo il punto della Consob, ma i Sindaci delle Banche, il CDA, perché hanno fatto tutti finta di niente?
Perché
in pochi quando abbiamo scritto di questi bilanci, siamo stati messi nella
condizioni di non poter più scrivere?
7. Tutte le aziende del territorio italiano con uno
stato di crisi che alla fine chiudono bonariamente o falliscono, subiscono un
danno di malagestio non risarcito da nessuno e gli imprenditori vengono sempre
e comunque additati anche dagli stessi bancari che oggi tremano, come
truffatori, come mai per il sistema bancario oggi ci si è mossi in questa
maniera e per interi mesi, settimane si è fatto finta di niente, perché le
coscienze si sono mosse dopo un suicidio?
8. Ma queste 4 banche con le
loro gestioni allegre a chi presentano il conto?
Troppo facile sarebbe stato
lasciare il cerino in mano ai dipendenti delle banche. Troppo facile gestire il problema per
decreto. Troppo facile andare avanti con la storia del rating che 10 anni fa
dicevo e per fortuna mia, scrivevo, essere una bufala così come impostato. Il
rating oggi, se non cambia i parametri farà ancora più danni. Il rating oggi è
inapplicabile ad un paese come il nostro che vive di manifattura e di tempi
medi di pagamento che vanno oltre i 3/5 mesi. Ma non ci si rende conto che
culturalmente il rating così come impostato in termini anglosassoni non è
possibile applicarlo al nostro sistema finanziario e aziendale. Perché dobbiamo
prenderci in giro?
9. Ma perché la banca deve vendere titoli? Quanti
dipendenti bancari che si occupano di titoli sanno cos’è un sottostante, quanti
dipendenti o ancora più funzionari, sempre zelanti nel loro modo di fare sanno
leggere il bilancio di una azienda quotata o anche non quotata? Ma è possibile
che ci si deve ancora basare sul rating? Perché alcune aziende ricevono
finanziamenti con rating negativo e altre no? Evidentemente esiste ancora
l’essere amico degli amici in Italia, specie nell’erogazione del credito.
Perché se sei nel giro giusto vieni finanziato, se sei nel giro giusto non esiste
rating, non esiste andamentale di conto corrente. Se sei nel giro giusto non
compri i prodotti finanziari sporchi.
Per fortuna adesso il giro si sta interrompendo, costi quel che costi è meglio che si interrompa una volta per tutte.
Mario Mirabelli
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